lunedì, luglio 14

Non si muore tutte le mattine

Mi è entrato nel sangue, come una zecca si infila tra la pelle i muscoli, ed io gratto, sbraito, gli urlo contro eppure rimane, e succhia, si nutre di me e rimango alla fine solo a guardarlo.
Questo libro ci rappresenta, tutte le sue storie, tutto. la merda, lo champagne, i travestiti e il ghiaccio tritato fine. Le macchie sugli occhi dei marocchini ed il puzzo tra i denti dell'ultima sigaretta fumata la notte prima. Ussari, sirene, specchi retrovisori di camion da cui si calano le africane la notte, in quel confine tra autostrada e città che non conosci se non vuoi andare proprio lì. Una trappola per topi senza formaggio, senza topi, senza molla, senza trappola, una trappola per topi e basta.

Vinicio Capossela non ha scritto un romanzo, ha messo il cranio su di una affettatrice e te ne offre le fette, tagliato fine, un poco più grosso, che poi ci devo fare la pizza. Ed io ci rimango dentro, sono una rana in un bicchiere che cerca di scavalcare il bordo ma si trova sempre schiena a terra, e che per la maggior parte del tempo è ferma.

Muoio di inedia celebrale a leggerlo, divento ignavo e mi faccio pungere dalle vespe cercando riparo in esso. Capossela scrive e io leggo e basta. smetto di inventare, smetto di rileggere, smetto di sognare. Sogno Myland e impreco, impreco questa Veneziaà bellissima che mi toglie il male di vivere che invece fa scrivere capolavori a lui.

Cose da uomini, Myland e Napoleone, Periferie e campagna di Russia, Chioschi di arabi con la polvere in bocca ed ussari dai cappelli di pelo ghiacciati, mentre se ne stanno chini nella neve come sabbia, aspettando Lui che passi di lì. Ma forse non passa, forse è morto, alcuni dicono che la sua Guardia lo abbia trovato a guardare verso Parigi, congelato, le palpebre aperte, il ghiaccio negli occhi.

L'unico mio modo di scrivere è parafrasare lui, scrivere come lui, scrivere di quello che scrive lui cambiando un i soggetti, le parole, gli apostrofi! Cosa sarebbe uno scrittore senza apostrofi da cambiare!

Torno nel mio ufficio e mentre cammino incontro gente che ora non conosco, ma che conoscevo prima. Sono in quattro, tornano a Venezia perché hanno finito gli esami alla Bocconi, Milano senza sirene che suonano la notte, primo centro di smistamento disoccupati d'alto bordo.
Mi fermano, uno mi batte sulla spalla, pare abbiano voglia di parlare con me. perché? Manca il battello, unica via di fuga.
E mi chiedono, ma come stai, ma come va e non va. Io di loro so già tutto. Pacchetto luxury ovviamente, il massimo dell'omologazione, per non rischiare di rimanere bidonati: Cortina, Barca, Appartamento a Milano, carriere economiche che non decolleranno mai, matrimonio a 35 anni con chi conviene, Milano da bere tutto l'anno, con gran gioia della Ramazzotti e Marco Mignani che ha inventato tutto da zero. L'obiettivo è nessuna creazione, nessuna ideazione, puro stordimento tutta la vita, poi se rimane qualcosa agli eredi è meglio morire presto. All'ultima morte che ho assistito, questa primavera, il vecchio nel letto accanto aveva una badante che veniva a trovarlo una volta al giorno, il resto lacrime e paura, tutta la notte, urla, lacrime, dolore, le infermiere che ti insultano, ti minacciano perché tu tutta la notte hai le unghie che affondano nel lenzuolo e un ululato che ti si gonfia in gola come un'erezione. è il momento che dura tutta una vita, quando hai sbagliato tutto, quando lo capisci, quando hai solo una televisione spenta a riempire le giornate, nessuno, mai, che viene. Ma c'è di peggio, non ti preoccupare, e sta per venire.

Di me non sanno un cazzo, meglio non saperlo, rimangono delusi quando c'è vita fuori dal loro pianeta, come la Chiesa. Però quello che non sanno è che io a loro non domando. Mai. Non mi interessa quello che fai. Non mi interessa da dove vieni. Non mi interessa niente. Al massimo c'è il fatto se sei in mezzo ai piedi o no. La biondina capisce, e cinguetta: "Ma non sei curioso di cosa faccio io?".

Il battello arriva, mi giro a guardarla: sinceramente? Sì, mi interessa sapere se ti togli dai piedi o no che devo montare.

Lasciatemi leggere Capossela, lasciatemi respirare l'aria che esce dalle ciminiere delle navi da crociera ormeggiate. Lasciatemi posare piede sul pontile e come Armstrong piantò la bandiera accendermi una sigaretta. Di voi, delle casette tutte in fila non mi frega nulla, delle barchette in leasing che affondate non mi interessa, sono migliore, su tutti i piani, inutile neanche pensare che mi possiate sfiorare. Quando si aprirà la barriera dell'ippodromo io sarò già partito da un pezzo, lascio a voi la gara per il secondo posto.

Mi chiede perché mi si aprono tutte quelle porte quando vado a Milano. Lui, 25 anni come me, non può capirlo, rimane nel giro dei bimbi con Mercedes, ma senza autista. Stessa risposta a voi: Cose da adulti.

Neanche correndo mi raggiungi, ed io invece sono fermo, aspetto settembre quando GA ritorna, che bisogna completare i dettagli, nel frattempo, mi faccio pagare l'appartamento che dà sul Duomo da altri, che aspettano che dica sì alle loro proposte. Non ci sono mai entrato, gli ho detto che volevo un appartamento. La mia vacanza mentale dura fino a lì, Capossela sono 333 pagine, devono durare, altrimenti è finita.