venerdì, giugno 11

Estemporaneo Italo-Cinese

La solitudine ti afferra come l'onda, ti tiene in apnea. Attutisce i suoni e ti porta in un mondo alieno, ostile, dove si contano i battiti del proprio cuore ed i polmoni si rinnegano. Lì, da soli, immaginiamo l'attimo in cui smetteremo di lottare affondando lenti, senza più spingerci in superficie.
Ed ogni istante vissuto respirando appare prezioso, vorremmo non aver sprecato tanta vita e tanto amore nell'illusione che non avrebbero mai smesso di venirci incontro mansueti. Vorremmo una persona che ci esaltasse, con cui ricercare l'assoluto, vorremmo che i rumori mitigati del cielo fossero spiegati e scoperti secondo la nostra natura e istinto, non percorrendo sentieri nascosti che nessun conosce ma tutti percorrono.

Infine afferriamo una delle tante mani che ci si avvicinano nel buio, senza sapere o scegliere veramente, la stringiamo e risaliamo; respiriamo e ridiamo con amici stringendo la persona che ci ha riportato lì, facciamo sesso ed un viaggio, conviviamo gli spazi e cerchiamo di controllare la noia. Accettiamo ciò che viene dato e scacciamo l'inquietudine del futuro.

Ma lentamente la mano si trattiene dall'indicare in ogni momento ciò per cui il cuore si lamenta o gioisce, perdiamo attenzione per l'altro/a, affondiamo di nuovo, dimentichiamo quanto preziosi quei momenti ci sono sembrati quando non respiravamo. la vita rallenta i battiti, il corpo dimentica il piacere, il pensiero si fa pesante, riposa in attesa che l'onda ritorni.

Sbagliamo sempre, rinneghiamo che la felicità si vive di momenti e gesti spontanei, il futuro semplice (Citazione) non va discusso con guerre di parole o sacrifici, ma è naturale. Dimentichiamo che la persona che si vuole accanto non c'è, ma bisogna invece cercare di crescere insieme ogni giorno. Di coppie felici ne ho conosciute, e tutte hanno una cosa in comune: non hanno paura di mettersi in gioco, non hanno barriere. Forse il segreto è lì.

Buona vita, migrante

Tinily veiled smile

Tinily veiled smile
those signs of joy,
feel despair;
look the globe of fire
estinguish the night
wall-crawling
on those eyes.

Tinily veiled smile
make this hour
last the century.
Look the simple life
live the likes
undebated skies
of the mind.

Tinily veiled smile
investigate designs
truth and lie,
hurls the voice
the prophet sings.
Rest the head
on the shores,
feel your ocean.

Musica di Pioggia

Musica di pioggia
nella mente
sulla pelle il lieve
pulsare
raccoglie i frammenti;
lucide perle e filo sottile.

Rallento così il momento
la memoria colora
la voce
di gesti, di sguardi,

ora limpida foresta
ora potenti

Il vagone si spinge pigro
portandomi alla mia casa,
è stato un giorno grave
sono ancora a vagare.

Ondivago il pensiero
l'ha seguito;
Non riesco a liberarlo.
Sorrido ogni tanto:
quante volte oggi
il mio nome è stato detto,
in quanti luoghi lasciato
incosciente e muto?

Non importa. Di tutte
le voci
lei suona nella mia mente,
l'unica silenziosa.

Ma aspetto, cammino sereno,
paziente.
Arriverò anche lì.

Senza sapere che fare,
senza capire le carte scoperte,
senza dote nè oro,
solo sogni mani parole.

L'onda, l'oceano e l'immortalità

Un esempio con il quale si spiegava spesso la teoria Relativistica Generale è descrivendo un oceano. In esso materia (con annesso spazio) energia e tempo, ovvero decadimento entropico per alcuni, sono collegate dall'influenza che ognuno di questi tre elementi subisce e fornisce agli altri, modificandone la geometria in funzione del raggiungimento di un equilibrio. Se possiamo dire che la massa è energia condensata, allo stesso modo il tempo T è sinonimo di cambiamento (nello specifico di esaurimento) relazionato alle due quantità sopraindicate, sebbene in maniera meno evidente. lo stesso Einstein, "padre" della relatività, spiegò ad un convegno che T, il tempo, è qualcosa di ancora sfuggente all'intelligenza umana.

Ma se per l'uomo moderno esso era una quantità fissa, misurabile in maniera precisa ed infallibile, la pattuglia di tecnici che nell'ultimo secolo hanno osservato i quanti e le onde sono riusciti a stravolgere questo preconcetto, aprendo le porte di un mondo in cui il discreto è solo approssimazione (f, c, ecc) ed anche il tempo è dimensione fluida, continua. Si può dilatare e forse addirittura accelerare, e l'universo con le sue infinite iterazioni spazio-massa-energia ha dimostrato di poterlo plasmare in base alle proprie necessità di equilibrio e contenimento.

Quindi questo oceano è percorso costantemente da correnti e soggetto a fenomeni quali evaporazione, spostamento di massa, distribuzione di energia tramite il passaggio di calore, ecc. E possiede diversi livelli con caratteristiche profondamente differenti l'uno dall'altro, come è facile rendersene conto immergendosi sotto il pelo dell'acqua.

Il problema però che continua la fisica teorica ad affrontare è la definizione precisa delle forze che vi agiscono e le loro iterazioni. e per comprenderle a fondo bisogna andare sempre più nel dettaglio. Se Galileo e Newton compresero le basi di fenomeni comuni e diffusi, ora il fardello è ben più elusivo. Si ricercano infatti i mattoni con i quali è costituito l'universo, degli elementi fondamentali con i quali poter costruire tutte e tre le sfaccettature della nostra realtà apparente. Inoltre si affronta con scarsi risultati la natura del Tempo, la sua funzione e comportamento. Di tutto ciò che infatti noi possiamo toccare e studiare con strumenti sempre più raffinati, il Tempo rimane invisibile.

Eppure il nostro cervello lo percepisce distintamente. Non proveremmo noia o fretta senza una approssimativa comprensione che ESISTE. Non definiremmo calendari e indosseremmo orologi. Non ci saremmo nemmeno, perché se il tempo non ci fosse l'universo come lo conosciamo noi non esisterebbe, non avrebbe possibilità di evolversi in ciò che è adesso. Inoltre è oggetto di speculazione, e personalmente tendo a dare credito al potere creativo e immaginativo del cervello umano. La fantasia insomma.

Quindi il tempo è una "quantità" discreta che va via via esaurendosi dal primo istante di esistenza dell'universo? L'entropia sembra dirci questo. è praticamente il numero (inconcepibile per noi, ma comunque finito) di iterazioni energetiche che possono avvenire prima che tutto si fermi. Ma con entropia si parla di ordine e caos, concetti antichi. Inoltre se accettassimo l'entropia come elemento discreto, dovremmo speculare sullo scopo dell'universo, e cosa viene prima e cosa viene dopo.

Oppure è una dimensione elastica, che "riempie" gli spazi energetici allo stesso modo della materia nera dello spazio freddo (il "nero" del cielo per intendersi) o l'aria? Interessanti teorie prendono spunto da questo, indicando il tempo come totalmente dipendente dalla geometria materia-energia in un determinato punto. Si passa dal discreto al continuo, garantendo quindi all'universo una durata indefinita. Non si spiega però esista la "percezione" del tempo.

Infine il tempo potrebbe essere non dimensione a sé stante ma percezione delle trasformazioni energetiche in un dato luogo geometrico, e così infatti Einstein spiegherebbe perché la luce, i fotoni, possiedono comportamenti così peculiari. Il famoso paradosso dei gemelli prende spunto da questo: due gemelli omozigoti, uno resta sulla Terra, l'altro prende un'astronave che si avvicina alla velocità della luce, il tempo di deforma di conseguenza e quando questo ritorna il tempo non è passato allo stesso modo per entrambi. Quindi il tempo è relativo a dove sei per ogni "istante". L'ispirazione di questo gioco mentale Einstein chiaramente la deriva da un altro esempio proposto da Galileo in relazione al moto dei gravi (il galeone). Quindi il tempo smette di "esistere" ed è solo conseguenza di altri fenomeni. Peccato che la natura dei quanti, come è stata sviluppata da Einstein sia fondamentalmente errata. Lo so, è una bestemmia, però purtroppo E non è sempre uguale a mc^2 . Ce ne siamo accorti subito, ma l'eleganza di quella formulazione ci costringe ad attenerci ancora ad essa.

Ecco, i quanti. Ci hanno illuso di poter comprendere tutto. Si è scritto di teorie unificanti, quello di cui sto parlando appunto, i mattoni fondamentali. Né materia né energia, ma quanti. La luce come particella che oscilla, Maxwell superato in qualche balzo, il fotone, il protone, l'elettrone e neutrone (per mantenere le cose semplici) che attraversano imbuti o colpiscono lamine d'oro lasciando impresso il loro passaggio. Lo spettro energetico, con una piccola fetta visibile e tutto il resto comunque esistente e "fisico". Anni eccitanti, di grandi sviluppi tecnologici. In cui si sono create nuove parole, per rimanere in ambito non-Maxwelliano: plasma, laser, ecc. Cose che esistono ma non appartengono più alla triade gas liquido solido, non reagiscono più come previsto dalla "vecchia" fisica.

In questi anni la teoria è diventata la lente di ingrandimento attraverso la quale osservare la realtà. Ed improvvisamente l'oceano si è dimostrato pieno di increspature l'una diverso dall'altra. Particelle che non abbiamo mai osservato ma solo simulato sulla carta, concetti quali l'influenza che l'osservatore genera nell'esperimento non fisicamente ma mentalmente, un labirinto di specchi in cui la domanda fondamentale è: sei sicuro che ciò che osservi è la realtà o è solo ciò che vuoi vedere? Sei sicuro che il tuo esperimento non fosse avvelenato dal tuo desiderio di dimostrare solamente la tua teoria?

Osserviamo oramai cose che intuiamo nella nostra mente, costruiamo acceleratori di particelle ed estraiamo da atomi senza sapere se, proprio come in una centrifuga da laboratorio, ciò che tiriamo fuori sia l'unico elemento che c'è. è difficile adattare la nostra mente al pensiero fisico teorico moderno. Prima era semplice: una mela che cade ed ecco la gravitazione. La luce di una stella lontana deflessa dal campo magnetico di un pianeta nel mezzo ed ecco una teoria sulla luce, una bomba atomica e ti dimostro la relatività.

Ma come è possibile dimostrare le iterazioni tra materia e l'anti materia? Come è possibile immaginare la nube probabilistica di un elettrone intorno al suo nucleo? Ci fanno studiare l'atomo come un sistema solare, poi ci spiegano che no, non orbita, probabilmente appare in un determinato livello energetico. infine ci dicono: ok, dimentica tutto, l'elettrone non è solo, è insieme ad altri, e insieme ondeggiano come un'onda tridimensionale in ogni possibile posizione intorno al nucleo. Per una regola che non conosciamo hanno un equilibrio per cui più ce ne sono più l'atomo è grande e modifica radicalmente le proprie caratteristiche. No, non sappiamo cosa ci sia tra un'elettrone e l'altro, non chiedere. E queste onde (sì, non è solo un'onda elettronica intorno ad un determinato nucleo) interagiscono tra di loro in combinazioni così complesse che ci è impossibile definirle quindi ne valutiamo la probabilità. ed incredibilmente ciò che abbiamo sviluppato 4000 anni fa è corretto: la matematica è corretta. gli elettroni intorno ad un nucleo si spostano apparentemente secondo una base lineare algebrica, coordinate cartesiane insomma.

L'uomo ha scoperto come funziona l'atomo, una nube elettronica, prima ancora di sapere che esistesse. Istinto, migliaia di persone che per secoli hanno inseguito un universo totalmente teorico fatto di quantità (mi pare che il nostro cervello più del centinaio non riesce a contare oggetti fisici distinguendoli) e iterazioni (avete mai visto 3/4 di freccia?) slegate alla realtà e BAM! è tutto vero. Non serviva questo per dircelo, lo si capiva già prima, ma anche questa è una sorpresa. Dati strumentali alla mano, non serve inventare nulla, la matematica inconsciamente ha già dato una risposta. Se non siamo fatti ad immagine e somiglianza di chi ha creato questo universo, queste "regole", come facciamo a saperlo a priori?

Nello scorso secolo l'uomo ha scoperto che tuffandosi in questo oceano di energia-materia-tempo-spaz
io egli sa nuotare. E anche bene a quanto pare, se già ci gettiamo a osservare nella nostra mente ciò che non esiste, l'antimateria, o ciò che non accade, l'anzitempo o tempo alternativo. Nel quale probabilmente io sono morto in quell'incidente in barca nel 2002, Hitler ha continuato a fare il pittore, Zuckenberg si è trovato la fidanzata prima di rubare il codice e concetto di creare Facebook e tutto questo non sarebbe mai potuto essere scritto. Mmmmm... non male come idea.

Ora c'è la sfida più difficile: osservare queste increspature, che abbiamo chiamato teoria quantistica, e mantenere uno sguardo al disegno generale per non perdere l'opportunità che in futuro qualcuno replichi i grandi scopritori della realtà. Ma soprattutto cercare i mattoni, scoprire cosa sono, "perché" ci sono, inseguire veloci gli infinitesimi che si nascondo tra lo 0 e 1, nella speranza infine di giungere al numero indivisibile, la traccia che l'universo ha creato per indicarci il limite ultimo che non si può attraversare. è una corsa suicida, una corsa che la matematica smentisce: tra due quantità vi è sempre una terza.

Ma come possiamo giustificarlo noi, alle nostre povere menti fatte di sensazioni e visioni che non coincidono con il potere infinito della nostra mente? Come possiamo pensare di non essere fatti di nulla? Che ciò che mi tiene separato dal resto della materia è energia condensata uguale in tutto e per tutto al tavolo sui cui i miei polsi poggiano, la tastiera che premo, gli scambi elettrici che avvengono all'interno del processore che distillano informazioni che vengono distribuite in cavi elettrici identici a ciò di cui sono fatto? E queste informazioni sono poi duplicate istantaneamente a tu che leggi, proiettate su di uno schermo che emette luce che è composta della stessa tua sostanza, impressioni visive decodificate tramite processi energetici all'interno di neuroni che, a livello atomico, non hanno nulla di diverso da una finestra, un asteroide, un metrocubo d'aria, dei raggi X emessi da una stella che non vedremo mai che ruota aggregata ad una galassia che non possiamo sapere esista.


Perché la fisica esiste per trovare quel mattone finale, così che ci sia la prova dell'esistenza dell'anima.

Perché al momento, negli infiniti spazi tra 0 e 1, non ha alcun luogo ove andare.

La vespa intorno al mio alveare

I loro pensieri non sono i miei,
le loro azioni non riesco a capire.
i loro valori mi sono alieni,
come il richiamo di una vespa intorno all'alveare
sento il suono ma non la voce.
Ogni volta osservo i volti,
le espressioni e le parole,
ma non comprendo le motivazioni.

E allora ho paura.


Paura che siano contagiosi, paura della nullità che espandono lasciando la mia anima scavare con radici di pensieri alla ricerca disperata dell'acqua. Più giù, sempre più giù, dai molli e fertili anni della giovinezza fino alla corteccia di argilla e sassi dell'adolescenza, farsi strette per passare tra di essi e scavare in basso nello spesso strato di anni che rappresentano tutto, e che loro trasformano in niente. La sete, una sete tremenda minaccia costantemente di uccidere la mia anima, le sue foglie in superficie sono opache e sottili. La prima pietra che vi rotoli sopra le distrugge. Ed intorno a me altre anime anch'esse assetate da sempre, in competizione con me. Inamovibili dal loro ceppo di pelle, razza, colore, cultura, parola e modo di scrivere. Tutte abbiamo sete noi anime, e scaviamo incessanti, scaviamo mentre camminiamo per strada, leggiamo un libro, facciamo sesso, tiriamo calci ad un armadio. Ognuno sceglie la sua strada, la fenditura nella terra in cui lanciarsi lentamente con radici sempre più fragili più in basso vanno. Eppure basterebbe un poco di pioggia, qualche goccia dall'alto che scivolando rapida sulle mie foglie avvizzite e gialle bagnasse la terra fertile dei sogni infantili, della gioia fine a se stessa, degli istinti primordiali in cui non c'è ancora un Io Sono, non c'è gruppo, c'è solo meraviglia e lacrime, fame e paura.

La sete è così grande che basterebbe quello a placarla seppure per poco. Ma tutte quelle gocce si farebbero lago sotto la terra, e le radici parsimoniose per tutta la vita raccoglierebbero quel che serve e lo porterebbero su, scivolerebbero dentro di esse in alto sfidando la gravità per raggiungere l'anima che esisteva l'attimo prima che nascessi biologicamente, la scintilla che ha accesso i neuroni del mio cervello. è questo che ci tolgono con la loro mediocrità, con i loro stimoli che ci aggrediscono ogni istante in cui non dormiamo o siamo felici. Mangia! Lavora! Guarda! Scopa! Compra! Muori!

Non pensare, non serve! Viviamo in un mondo in cui apparentemente c'è già tutto quello di cui c'è bisogno. Ci sbattono in vetrina l'Africa, Haiti, ma non c'è nulla che possiamo fare. Ci mostrano un mondo alla fame ma allo stesso tempo ti fanno capire che il massimo che puoi realizzare è una "donazione". E finisci per dire - vaffanculo i bambini africani! -. Non capisci? Ti hanno tolto la pietà, ti hanno tolto il voler fare qualcosa per un'altra persona in difficoltà senza che la distanza o le altre barriere ti possano fermare. Hai imparato ad odiare qualcosa che non vedi, che ti mostrano senza lasciarti cambiare. E tu odi, e tu ti senti impotente e li disprezzi perché esistono. - Che si salvino da soli! - e così facendo ti tolgono la compassione, l'interesse che puoi avere per la vita di qualcun altro, non importa che pelle abbia o lingua parli. La compassione è questo, comprendere la sofferenza di un altro essere vivente, addentrarvisi e condividerne il dolore. Non perché faccia bene, non perché qualcuno te lo chieda, ma perché va fatto. è doloroso? Sì. Porta a qualche soluzione? Raramente. C'è qualcuno che mi vede mentre lo faccio? Mai. - E allora chi me lo fa fare? - e ti sei strappato via la dedizione, il fare qualcosa anche se non porta vantaggi ma semplicemente va fatto. L'accettare che la vita è anche dolore, che è difficile, che serve impegno e nessuno te lo riconoscerà. Accetti una vita semplice, ti illudi che non ti farai mai male, immagini sempre che le soluzioni arriveranno quando è il momento. E non serve più controllo, non servono telecamere, non servono opinioni o libertà di stampa. Non servono "bavagli" o megafoni. Sono schiavi, e ti trascinano tra di essi.

Prima che te ne accorga la tua anima avvizzisce, diventa scura e si perde nella polvere. Rimane solo un ceppo morto e qualche radice pallida sotto.

GASK

Il lamento di uno schiavo II

I mediocri la cui vita si ferma al sabato sera, allo spritz pomeridiano, alla noia davanti alla TV, alle 100 persone che al massimo conosceranno nella loro intera vita, all'invidia e l'ignoranza...
Questo sistema va complimentato: uno schiavo ignaro della propria condizione è un piccolo capolavoro.

Si aggira in tondo sempre negli stessi luoghi, nutrendosi di quello che gli viene gettato in fondo al pozzo: una laurea triennale di 5 anni 5 così troverai lavoro e non morirai di fame, ma sì garantito che poi lo trovi, non stare a leggere i giornali, tu sei speciale mio/a schiavo/a; il viaggetto in villaggio turistico o "luogo di vacanza" così conosci il mondo, e poi ti abbronzi, vuoi mettere che successo. Poco importa che in tutta la tua vita farai al massimo 5 passi dove nessuno c'è mai stato prima. Poco importa che vai in vacanza per fare il giro delle "cose da vedere", bere con chi ti porti dietro o trovi lì, se riesci a parlare la lingua che non è detto, prendere il sole o giocare sulla neve, fare qualche foto e magari scopare... Sì, un bel vivere davvero, Venezia racchiude tutto, da una parte i turisti, dall'altra i Veneziani..

Ma la cosa più divertente è la teoria dei Bonus. Funziona così:

Fai una volta nella vita qualcosa di diverso dall'essere schiavo? Acquisti un Bonus, ti senti diverso, guardi gli altri con superiorità, ti dici: guarda, questi sono schiavi, io sono libero.
Poi torni indietro sui tuoi passi, la coda tra le gambe, l'aperitivo, le stesse persone, il branco in cui tutti vanno d'accordo ma litigano spesso, organizzi il viaggio nell'isola greca, nella "meta di vacanze" (!!), nell'Egitto dei faraoni (!!!), nella Thailandia dei Templi, nella Capitale Europea, nell'atollo Polinesiano, nell'Amsterdam dello sballo, nella...

E a chi ti chiede: perché vai lì? ci vanno tutti, non è viaggio, è delocalizzazione della tua schiavitù, esternalizzare nell'estate la tua noia quotidiana in un paese diverso.

Rispondi piccato/a: Ma guarda che io non vado lì come tutti gli altri, il mio viaggio è diverso. Ci sono anche tante altre cose che posso vedere.

Saranno già in 10 ad avermelo detto in questo mese, con partenze diverse, durate diverse, risorse diverse. Stessa meta per tutti, pazzesco. Sono quei viaggi in cui quando trovi altri della tua nazione festeggi, ti aggiri tra strade piene di bar e negozi che vendono gadget, mangi in ristoranti in cui il menù è scritto in quattro lingue con bandierine per ogni pagina, come se non sapessi nemmeno riconoscere la lingua che parli ogni giorno... Vieni trattato/a da idiota, gita sulla barca o sull'autobus, guida turistica, mappa con le locandine dei locali a cornice intorno, paghi tutto doppio perché risalti sullo sfondo... eppure ti diverti, e quando lo racconti a chi è rimasto a casa il tuo entusiasmo è sincero, genuino. Il padrone ti ha lasciato solo fare un giro, il mio cane la prende con più filosofia.

E questi bonus te li tieni stretti, sono i "ricordi", sono i momenti belli perché la vita dello schiavo è, per citare Orwell:

"There will be no curiosity, no enjoyment of the process of life. All competing pleasures will be destroyed. But always — do not forget this, Winston — always there will be the intoxication of power, constantly increasing and constantly growing subtler. Always, at every moment, there will be the thrill of victory, the sensation of trampling on an enemy who is helpless. If you want a picture of the future, imagine a boot stamping on a human face — forever."

E noi ci proviamo a liberarci, falliamo sempre, ripartiamo, ci impantaniamo e poi in un momento spacchiamo tutto e riflettiamo. Non ci fermiamo, lo sappiamo dentro, è un'urgenza, il sentimento che c'è qualcosa di sbagliato. I mulini a vento ci fanno ridere, le nostre sono macine appese al collo che ci trascinano, compagnie di persone cui faremmo a meno e che ci trascinano in basso con le loro illusioni, soffocandoci come i morti del Dargoland di Tolkien:

"You cannot reach them. We tried once, yes, precious. I tried once;
but you cannot reach them. Only shapes to see, perhaps, not to touch.
No precious! All dead."

Proviamo ad essere liberi, ci tappiamo le orecchie con le mani al canto delle sirene di una vita facile, di sopravvivenza certo, ma meno rischiosa per la nostra anima. Noiosa certo, ma prevedibile. Una vita in cui la fedeltà, il coraggio di fronte al disastro, la dedizione ad una causa, la creatività applicata come stile di vita, l'entusiasmo il mattino, la discussione costruttiva, il rischio come costante, il costruire i propri sogni, la lotta e l'amicizia inossidabile sono superflui, in cui ci si aggira nel recinto insieme agli altri prigionieri senza discutere o litigare, salvo poi eliminare ogni apparenza quando il padrone si avvicina con il cibo, e piombare su ciò che ci è offerto come galline con la granaglia che si battono il collo a vicenda uccidendosi. Nessuno si è mai domandato perchè le mangiatoie debbano essere così larghe? perchè gli animali in gabbia abbiano l'urgenza di nutrirsi tutti insieme? Perchè chi vince l'enalotto debba nascondersi? Perchè ....

Non sono diverso, sono schiavo anche io, non sei diverso, sei schiavo anche tu. Magari abbiamo tanti Bonus, magari ci sforziamo e trasciniamo aiutandoci l'uno con l'altro, in una marcia fatta di pensieri, sguardi e parole dette senza conoscerne il vero significato, magari è così oppure è l'opposto e siamo peggio di chi critichiamo.


Non ha importanza, proseguiamo.


Gowsika, Francesco, Luca, Giuliana, Alain, Katsuo, Alice, Davide, Marco, Sòfia, Alessandra, Carlotta, Chiaretta, Gennaro, Hanna, Muolaye, Michael, Sai Sai, Violetta, Sebastiano, Carolina, Enrico, Lorenzo, Julie, Jorge, Irene, Tom, Fiammetta, Paolo Soleri, Giuliano, Guglielmo Alvise.

"I told the Chinese commander of the camp that I was in charge of my group. If he wanted anything done, he was to come to me, and I would see that it was done. If he removed me, the responsibility would fall not on him but on the man next below me, and after that on the man below him. And so on, down thru the ranks, until there were only two privates left. Then the senior private would be in charge. They could kill us, I told him, but they couldn't make us do what we didn't want to do. Discipline was our salvation, and we all knew it. If a Turk had questioned an order from his superior to share his food or lift a [stretcher], the way I understand some of your men did, he would literally have had his teeth knocked in. Not by his superior, either, but by the Turk nearest to him. The Communists made attempts to indoctrinate [us]. . .but they failed completely, and eventually gave up."

http://www.militaryphotos.net/forums/archive/index.php/t-69339.html

La vita di uno schiavo

Nasci, piangi, studia, scopa, cerca l'amore, drogati, piangi, vai in gita con la scuola, litiga con i compagni, fai fischiare le gomme sulla strada, ruba, abbronzati al sole, scegli l'università, scopri la politica, studia in biblioteca, laureati, ubriacati, fatti assumere, vai in palestra, litiga con i colleghi, cerca l'amore, piangi, fai dei figli, apri il mutuo, gioca a calcetto con gli amici, stai in coda con la macchina, piangi, compra il tv lcd hd, ruba, fai le scenate in casa, conta gli anni alla pensione, chiama i figli dopo la mezzanotte, cerca l'amore, cambia lavoro, divorzia, dimentica il passato, prendi le pillole, sposati di nuovo, fai fatica a fare le scale, guarda i figli andare all'università, fai gli esami del sangue, invecchia, smetti di lavorare, smetti di scopare, smetti di ragionare, smetti di invecchiare, smetti di ricordare, smetti di camminare, smetti di respirare.