martedì, aprile 18

Terrazza

La terrazza la vedo come una zona franca, uno spazio di confine. Un pezzo di tetto strappato dalle tegole e regalato allo scalpiccio umano.
Siamo troppo abituati ad avere sei pareti intorno a noi, siamo troppo abituati a non sentire il vento sulla pelle, a osservare la vita che non sia quella umana. Viviamo in case che sì, sicuramente sono calde ed accoglienti, ma sono anche bocce di cristallo dalle quale usciamo solo se necessario.

Diciamo:"ci troviamo fuori stasera?" "Usciamo?", come se realmente ci fosse un reale divario tra casa e non casa. La terrazza invece spezza questo confine, è l'ora d'aria, è cominciare a liberarsi, togliendo una delle pareti, rimandendo con 5.

è desiderio di insicurezze, di benedette insicurezze che ci cancellino quel mondo di illusioni, di grandi progetti, di "cosa farai della tua vita dopo?", di paura di perdere ciò che si ha, di accontentarsi.

Oramai con illuminazione artificiale, condizionatori e simila non abbiamo nemmeno più bisogno delle finestre. In Giappone una casa senza finestre è assolutamente accettabile per un giovane studente universitario. Chi ha le finestre le usa per vedere se fuori piove, ci mette le tende per non mostrare cosa c'è dentro la casa, le apre per chiudere ed aprire i balconi: retaggio antico, oramai ci sono le tapparelle elettriche o il vetro camera. Una terrazza non ha finestre, la natura non ha finestre. Le tane degli animali sono rifugi necessari, non abitazioni.

Sorrido pensando ai libri per bambini, ai personaggi di quei libri, uno su tutti l'orsetto giallo Winnie the Pooh: lì gli animali, anzi i pupazzi di animali, vivono in abitazioni scavate nel tronco degli alberi, ed hanno piccole finestrelle.

Per questo la terrazza mi piace. Non ci sono finestre, si usano le piante anzichè le tende, si sente il vento addosso anzichè il flusso rumoroso di un condizionatore. Se fa caldo si suda, se si ha freddo ci si copre.

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