martedì, febbraio 12

πολυμαθής

"Having learned much"

Se vi è un ideale per me, un uomo che possa rappresentare un modello reale, esistito, certificabile, decifrabile e completo, se esiste questo modello è il πολυμαθής, ovvero l'uomo del rinascimento, l'Homo Universalis, o qualsiasi altro termine si voglia utilizzare.
Nel corso di questi anni mi è capitato, certe volte quasi per caso, di imbattermi in tali personaggi. Che hanno avuto la generosità di sgretolarsi di fronte alle mie ricerche nei loro confronti.
Leonardo Da Vinci, il πολυμαθής per eccellenza forse, ma non troppo diverso da un Abbas Ibn Firnas (L'inventore del vetro moderno per intenderci, una cosa da nulla..), o l'inventore della metrica araba, il famoso Secondo Maestro (secondo ad Aristotele), o Solimano il Magnifico per rimanere nella zona araba, molto fertile nel medio evo di tali personaggi, o Leibniz Newton e Goethe, l'ultimo grande riconosciuto dalla storia. Tutti questi grandi nomi si sono sgretolati ad opera della storia, e ciò che hanno perduto in Mito l'hanno acquistato nell'Uomo. Con le proprie paure e fallimenti, quasi ad indicare che è possibile, che non è questione di intelligenza (anche se aiuta) ma volontà, di sogno.

Ed è il sogno dell'Umanità tutta, è il sogno della conoscenza che permette, raccogliendo i fili di diversi saperi, di cercare di affrontare la morte con serenità. Il πολυμαθής è l'uomo dai vasti saperi che raccogliendone di nuovi accresce anche ciò che già pensava di sapere. In tutti vi è la perfetta sintesi tra la ricerca dell'uomo, nella sua mente (la psicologia, la storiografia, l'arte, la pazzia, la musica, il linguaggio, la filosofia ...) o corpo (l'anatomia, la medicina, l'evoluzione) , e della natura, di ciò che è fisico (la chimica, l'ecologia, l'astronomia, l'ingegneria, la zoologia, la botanica...) che di ciò che è matematico, ovvero non apparentemente esistente ma teorizzabile (quale l'analisi matematica, l'economia, la fisica teorica, l'economia ...).
Ogni categoria comprende l'altra, e ciò che studio del mondo matematico si ripercuote su ciò che conosco del corpo umano, perchè nell'era delle università specializzate, del sapere inscatolato e somministrato in sistemi facili da valutare a posteriori ci accorgiamo improvvisamente che non vi sono scoperte, invenzioni, rivoluzioni.

Che potere creativo ha un inventore (se mai ne esistano ancora) che non abbia letto una riga di Kant, non abbia osservato a lungo un lavoro architettonico di Le Corbusier, non ascolti almeno una volta nella vita una musica di Rabindranath Tagore (cosa non difficile dato che sono rispettivamente gli inni nazionali di India e Bangladesh) o letto una sua opera teatrale o scritto minore?
La risposta è semplice: Nessuno.
Ed a dimostrazione di ciò vi è il fatto che la tecnologia e scienza che oggi studiamo è sempre la stessa da decadi, in una paradossale società che si muove più velocemente della tecnologia che la sostiene. Viviamo nella società globale ma ciò che facciamo non è altro che applicare il concetto concepito da Marconi, che per primo ideò la comunicazione in assenza di un medium fisico. Illuminiamo le nostre città grazie ad uno strumento oramai vecchissimo: la lampadina. Alimentiamo le nostre industrie e raccogliamo energia con qualcosa di poco distante dalla macchina a vapore. Usiamo gli stessi sistemi politici e sociali di cui discutevano ad Atene.

Cosa può fare una società senza persone come Heron-Allen, che oltre ad essere avvocato, costruttore di violini, traduttore e scrittore in lingua Persiana e altre lingue, biologo marino, critico letterario, coltivatore di asparagi, archeologo, filosofo Buddista, metereologo e divulgatore scientifico, trovò anche il tempo di pubblicare scritti di ricerca sulla calligrafia di luminari del passato e decine di romanzi sotto diversi pseudonimi? Un dilettante forse, ai suoi tempi era possibile farlo, eccetera eccetera. Ma visse tra il 1860 e il 1940, rimase lucido fin quasi alla fine e forse, contrariamente a molti specialisti, trovò il legame tra queste diverse materie così apparentemente distanti, e ne studiò solo una, raggiungendo livelli che nessuno "specialista" del rispettivo campo avrebbe mai potuto sognare.

Alla domanda: cosa vuoi fare da grande?
Rispondo: il πολυμαθής, e lo sono già, nella mente e nella volontà.

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