venerdì, giugno 11

Il lamento di uno schiavo II

I mediocri la cui vita si ferma al sabato sera, allo spritz pomeridiano, alla noia davanti alla TV, alle 100 persone che al massimo conosceranno nella loro intera vita, all'invidia e l'ignoranza...
Questo sistema va complimentato: uno schiavo ignaro della propria condizione è un piccolo capolavoro.

Si aggira in tondo sempre negli stessi luoghi, nutrendosi di quello che gli viene gettato in fondo al pozzo: una laurea triennale di 5 anni 5 così troverai lavoro e non morirai di fame, ma sì garantito che poi lo trovi, non stare a leggere i giornali, tu sei speciale mio/a schiavo/a; il viaggetto in villaggio turistico o "luogo di vacanza" così conosci il mondo, e poi ti abbronzi, vuoi mettere che successo. Poco importa che in tutta la tua vita farai al massimo 5 passi dove nessuno c'è mai stato prima. Poco importa che vai in vacanza per fare il giro delle "cose da vedere", bere con chi ti porti dietro o trovi lì, se riesci a parlare la lingua che non è detto, prendere il sole o giocare sulla neve, fare qualche foto e magari scopare... Sì, un bel vivere davvero, Venezia racchiude tutto, da una parte i turisti, dall'altra i Veneziani..

Ma la cosa più divertente è la teoria dei Bonus. Funziona così:

Fai una volta nella vita qualcosa di diverso dall'essere schiavo? Acquisti un Bonus, ti senti diverso, guardi gli altri con superiorità, ti dici: guarda, questi sono schiavi, io sono libero.
Poi torni indietro sui tuoi passi, la coda tra le gambe, l'aperitivo, le stesse persone, il branco in cui tutti vanno d'accordo ma litigano spesso, organizzi il viaggio nell'isola greca, nella "meta di vacanze" (!!), nell'Egitto dei faraoni (!!!), nella Thailandia dei Templi, nella Capitale Europea, nell'atollo Polinesiano, nell'Amsterdam dello sballo, nella...

E a chi ti chiede: perché vai lì? ci vanno tutti, non è viaggio, è delocalizzazione della tua schiavitù, esternalizzare nell'estate la tua noia quotidiana in un paese diverso.

Rispondi piccato/a: Ma guarda che io non vado lì come tutti gli altri, il mio viaggio è diverso. Ci sono anche tante altre cose che posso vedere.

Saranno già in 10 ad avermelo detto in questo mese, con partenze diverse, durate diverse, risorse diverse. Stessa meta per tutti, pazzesco. Sono quei viaggi in cui quando trovi altri della tua nazione festeggi, ti aggiri tra strade piene di bar e negozi che vendono gadget, mangi in ristoranti in cui il menù è scritto in quattro lingue con bandierine per ogni pagina, come se non sapessi nemmeno riconoscere la lingua che parli ogni giorno... Vieni trattato/a da idiota, gita sulla barca o sull'autobus, guida turistica, mappa con le locandine dei locali a cornice intorno, paghi tutto doppio perché risalti sullo sfondo... eppure ti diverti, e quando lo racconti a chi è rimasto a casa il tuo entusiasmo è sincero, genuino. Il padrone ti ha lasciato solo fare un giro, il mio cane la prende con più filosofia.

E questi bonus te li tieni stretti, sono i "ricordi", sono i momenti belli perché la vita dello schiavo è, per citare Orwell:

"There will be no curiosity, no enjoyment of the process of life. All competing pleasures will be destroyed. But always — do not forget this, Winston — always there will be the intoxication of power, constantly increasing and constantly growing subtler. Always, at every moment, there will be the thrill of victory, the sensation of trampling on an enemy who is helpless. If you want a picture of the future, imagine a boot stamping on a human face — forever."

E noi ci proviamo a liberarci, falliamo sempre, ripartiamo, ci impantaniamo e poi in un momento spacchiamo tutto e riflettiamo. Non ci fermiamo, lo sappiamo dentro, è un'urgenza, il sentimento che c'è qualcosa di sbagliato. I mulini a vento ci fanno ridere, le nostre sono macine appese al collo che ci trascinano, compagnie di persone cui faremmo a meno e che ci trascinano in basso con le loro illusioni, soffocandoci come i morti del Dargoland di Tolkien:

"You cannot reach them. We tried once, yes, precious. I tried once;
but you cannot reach them. Only shapes to see, perhaps, not to touch.
No precious! All dead."

Proviamo ad essere liberi, ci tappiamo le orecchie con le mani al canto delle sirene di una vita facile, di sopravvivenza certo, ma meno rischiosa per la nostra anima. Noiosa certo, ma prevedibile. Una vita in cui la fedeltà, il coraggio di fronte al disastro, la dedizione ad una causa, la creatività applicata come stile di vita, l'entusiasmo il mattino, la discussione costruttiva, il rischio come costante, il costruire i propri sogni, la lotta e l'amicizia inossidabile sono superflui, in cui ci si aggira nel recinto insieme agli altri prigionieri senza discutere o litigare, salvo poi eliminare ogni apparenza quando il padrone si avvicina con il cibo, e piombare su ciò che ci è offerto come galline con la granaglia che si battono il collo a vicenda uccidendosi. Nessuno si è mai domandato perchè le mangiatoie debbano essere così larghe? perchè gli animali in gabbia abbiano l'urgenza di nutrirsi tutti insieme? Perchè chi vince l'enalotto debba nascondersi? Perchè ....

Non sono diverso, sono schiavo anche io, non sei diverso, sei schiavo anche tu. Magari abbiamo tanti Bonus, magari ci sforziamo e trasciniamo aiutandoci l'uno con l'altro, in una marcia fatta di pensieri, sguardi e parole dette senza conoscerne il vero significato, magari è così oppure è l'opposto e siamo peggio di chi critichiamo.


Non ha importanza, proseguiamo.


Gowsika, Francesco, Luca, Giuliana, Alain, Katsuo, Alice, Davide, Marco, Sòfia, Alessandra, Carlotta, Chiaretta, Gennaro, Hanna, Muolaye, Michael, Sai Sai, Violetta, Sebastiano, Carolina, Enrico, Lorenzo, Julie, Jorge, Irene, Tom, Fiammetta, Paolo Soleri, Giuliano, Guglielmo Alvise.

"I told the Chinese commander of the camp that I was in charge of my group. If he wanted anything done, he was to come to me, and I would see that it was done. If he removed me, the responsibility would fall not on him but on the man next below me, and after that on the man below him. And so on, down thru the ranks, until there were only two privates left. Then the senior private would be in charge. They could kill us, I told him, but they couldn't make us do what we didn't want to do. Discipline was our salvation, and we all knew it. If a Turk had questioned an order from his superior to share his food or lift a [stretcher], the way I understand some of your men did, he would literally have had his teeth knocked in. Not by his superior, either, but by the Turk nearest to him. The Communists made attempts to indoctrinate [us]. . .but they failed completely, and eventually gave up."

http://www.militaryphotos.net/forums/archive/index.php/t-69339.html

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